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ROMA: riapre L'Arco di Giano con le parole perdute delle donne
Guida di Viaggi e Turismo in Italia - Visit Italy
Pubblicato da Italy FOR Tourist in Lazio · 6 Novembre 2021
L'arco di Giano è un tetrapilo di Roma, risalente all'epoca costantiniana. Tuttora conservato, sorge presso la chiesa di San Giorgio in Velabro, poco distante dal Tempio di Ercole e dal Tempio di Portuno, ed era stato edificato, ai margini del Foro Boario probabilmente alla metà del IV secolo. Probabilmente deve essere identificato con l'Arcus Divi Constantini citato dai Cataloghi regionari presso il Velabro.



Un omaggio al mondo femminile, ma soprattutto un invito a scardinare le logiche opprimenti della violenza di genere, al di là dei secoli e delle culture: il 5 novembre sarà "Nu-shu Le parole perdute delle donne", la nuova azione scenica di Raffaele Curi, a celebrare l'attesa riapertura dell'Arco di Giano, unico arco onorario a pianta quadrangolare al centro della città, intitolato al dio bifronte proprio per la sua forma, chiuso al pubblico dopo l'attentato del 28 luglio 1993. Edificato dai figli di Costantino per celebrarlo dopo la sua morte nel IV secolo, il monumento tra i principali del Foro Boario sarà infatti fruibile gratuitamente a partire dal 13 novembre, grazie alla sinergia tra la Soprintendenza Speciale di Roma e la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti.



Il pubblico potrà dunque visitarlo ogni sabato, dalle 10 alle 14, e dall'ultima domenica di marzo, con l'ora legale dalle 16 alle 20. La sera del 5 novembre, alle 21.15 e poi alle 21.45, l'action di Curi della durata di 9 minuti sottolineerà questa riapertura nel segno del Nu-shu, l'unica lingua al mondo esclusivamente femminile, un idioma segreto sviluppato in Cina tanto tempo fa dalle donne del popolo Yao, nella provincia dello Hunan, e da loro gelosamente custodito e tramandato per generazioni, con lo scopo di non farsi comprendere dagli uomini. In una scena movimentata solo da un uomo, 70 sontuosi kimono nuziali in seta bianca, rievocheranno la presenza e le storie di altrettante donne, chiamate da Curi a svelare al pubblico il loro volto e la forza della loro voce sulle note dell'aria "Je veux vivre dans le rêve" tratta da "Romeo et Juliette" di Charles Gounod, nella versione del soprano Nadine Sierra.



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