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Castelli Italiani: CASTELLO DI BARDI (provincia di Parma)
Guida di Viaggi e Turismo in Italia - Visit Italy
Pubblicato da Italy FOR Tourist in Emilia Romagna · 25 Marzo 2024
Il castello di Bardi, detto anche castello Landi, è un'imponente fortificazione che sorge su uno "scoglio" di diaspro rosso nell'omonimo paese in provincia di Parma.



Posto al centro della valle del Ceno, l'edificio sovrasta il punto in cui il torrente Noveglia confluisce proprio nel Ceno. Anche se oggi la posizione geografica del paesino sembra defilata e fuori dalle rotte commerciali e turistiche, nel medioevo, quando differenti erano i percorsi e le necessità di controllo del territorio, si trattava di un'importante tappa sul percorso di una delle tante varianti della via Francigena.
Esempio straordinario del Medioevo italiano ed europeo, oggi il castello custodisce 5 sorprese che arricchiscono il percorso di visita:



Il Museo Archeologico con reperti risalenti all’età del bronzo (1600-1200 a.C.). promosso dal Centro Studi della Valle del Ceno Cardinale Antonio Samorè in sinergia con il Comune di Bardi ed il sostegno di Fondazione Cariparma. Dà valore ad una ricca documentazione archeologica sul popolamento pre-protostorico, testimonianze principali dell’era preistorica, il successivo sfruttamento del diaspro proveniente dal Monte Lama. Attualmente le sale ospitano opere dell’artista e collezionista Vittorio Ferrarini, ispirate alle antiche incisioni rupestri.




La mostra permanente dedicata all’arte del XX secolo dal titolo “Arte e mestieri dell’Est Europeo”. Sono esposti 60 dipinti e 16 opere plastiche della raccolta Ferrarini-Nicoli che ha avuto avvio dalla permanenza decennale di Vittorio Ferrarini a Praga, a partire dal 1992.
Tematica: il lavoro. Una scelta in parte dettata a livello autobiografico dall’origine modesta del collezionista il quale, in qualità di figlio di contadini, ricorda di essere stato impegnato da giovane nei campi.
Mostra permanente “Un saluto d’epoca: vecchie cartoline della Valceno”, caratterizzata da cento esemplari provenienti dal collezionista Filippo Antoniazzi, raffiguranti Bardi, frazioni limitrofe e il Castello, di cui la maggior parte viaggiate e testimonianti lo stile di vita a cavallo tra ‘800 e ‘900.



Museo della Civiltà Valligiana della Val Ceno, nell’ala sud del Castello di Bardi, all’interno di locali originariamente destinati agli alloggi dei cortigiani. con assetto decorativo semplificato, volte a padiglione con cornici in stucco modanate all’innesto. La raccolta di materiale, oggetti domestici, manufatti della vita contadina, dei mestieri e delle arti o di lavoro quotidiano è stata promossa dal Centro Studi della Val Ceno.
I più antichi risalgono addirittura al XVIII secolo. E' visibile una ricostruzione con elementi originali delle stanze – cucina e camera da letto – che componevano l’abitazione rurale.
Il primo documento ufficiale, datato 898, è l’atto di acquisto da parte di Everardo, vescovo di Piacenza, che lo trasforma in luogo di ritiro e rifugio contro le possibili invasioni degli Ungari.
Nel 1257 Ubertino (Albertino) Landi acquista dal Comune Piacentino le Valli del Taro e del Ceno e si impossessa della struttura. Da questo momento la famiglia, originaria di Bobbio (Piacenza), trasformerà, nell’arco di quattro secoli, l’antica fortezza in lussuosa residenza principesca.



Grazie a un’astuta diplomazia e a un’attenta politica di matrimoni i Landi ottengono l’autonomia dalla giurisdizione comunale piacentina: la signoria di Milano rappresentata dai Visconti e dagli Sforza riconosce loro ampia autonomia di governo. Inoltre, a seguito della posizione ghibellina della dinastia, nel 1551 l’imperatore Carlo V nomina Agostino Landi principe di Borgotaro, Marchese di Bardi, Conte e Barone di Compiano, a capo di ciò che passerà alla storia come “Stato o Principato Landi”.
Con il medesimo decreto conferisce alla casata piacentina l’importante privilegio di battere moneta, con propria zecca, pratica che sarà portata avanti da Federico.
L’assenza di eredi maschi porterà Maria Polissena a essere l’ultima discendente del casato.
A seguito del suo matrimonio con Gian Andrea Doria il castello viene venduto, nel 1862, dal figlio a Ranuccio II Farnese.



Il duca di Parma e Piacenza rovescia le insegne dei Landi e sostituisce il proprio stemma ma né lui, né i successori apportano alcuna modifica sostanziale alla struttura castellana.
Da questo momento in poi quello che era stato un florido stato di montagna diviene sempre più periferico; estintasi la famiglia Farnese nel 1731, Bardi e il suo castello seguono le sorti del Ducato, passando ai Barbone, ai Francesi, nuovamente ai Borbone, fino all’annessione al Piemonte.
Con l’unità d’Italia la fortezza diventa carcere militare fino a quando, nel 1868, viene ceduta all’amministrazione comunale che la trasforma in sede di uffici pubblici fino agli anni ’80.
Negli ultimi decenni, una serie di interventi volti al restauro, alla conservazione e valorizzazione del bene lo hanno riportato ad antico splendore aprendolo fortunatamente al pubblico.



La leggenda di Moroello il fantasma
Il Castello di Bardi è noto per la leggenda di Moroello il fantasma che vive al suo interno. La sua è una storia che riporta indietro nei secoli, in un tempo molto lontano.
Esso è collocabile fra il XV e il XVI secolo epoca in cui, tra le mura della fortezza, crebbe e si consumò tragicamente una romantica storia d’amore. Soleste era la figlia del castellano, innamorata perdutamente di Moroello, comandante delle truppe, il quale ricambiava i medesimi sentimenti. La giovane donna era però stata promessa in sposa a un feudatario dal padre, con l’auspicio di ampliare i propri possedimenti terrieri e avviare una solida alleanza diplomatica.
La giovane coppia soleva però incontrarsi in gran segreto, grazie anche all’aiuto della balia della giovane fanciulla. Ma come nei popolari canti dell’amor cortese e ancor più nelle note tragedie shakespeariane, la malasorte si accanì sui clandestini amanti. Venne il tempo in cui Moroello partì con i suoi soldati per difendere i confini dello stato; mentre Soleste era solita raggiungere il punto più alto del mastio per avvistare, con lo sguardo, il ritorno del suo amato. Un giorno scorse alcuni cavalieri alla confluenza fra i torrenti Ceno e Noveglia diretti verso il castello e recanti armature e insegne dei nemici. Vedendo ciò pensò al peggio: alla sconfitta e all’uccisione del suo innamorato e all’assedio che presto avrebbe vissuto. Non attendendo oltre, decise di togliersi la vita gettandosi dalla torre. Se avesse atteso qualche instante avrebbe riconosciuto il volto a lei caro del comandante dei cavalieri: era Moroello che sfoggiava vessillo e colori nemici in segno di ultimo spregio e di vittoria! Il gruppo di cavalieri oltrepassò il ponte levatoio e una volta appresa la notizia del suicidio dell’amata, Moroello decise di compiere il medesimo insano gesto.
Da quel giorno l’anima del cavaliere vaga per la fortezza arroccata sullo sperone di diaspro rosso.

Guarda il bellissimo video della Fortezza di Bardi





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